Il Centro Studi Il Cenacolo, costituito a Francavilla nel 2024 con finanziamento del Cepell e del Comune di Francavilla al Mare, è una istituzione tesa a valorizzare l’esperienza del Cenacolo di Francesco Paolo Michetti, attraverso lo studio dei personaggi e delle attività che ne hanno caratterizzato l’esistenza.
Si tratta di una stagione unica non solo per la città di Francavilla al Mare ma per l’intera Regione, avendo ospitato il meglio dell’espressione artistica del periodo. Il Centro vuole tenere vivo l’interesse e lo studio attraverso convegni di respiro nazionale e borse di studio rivolte a giovani studiosi, oltreché con la realizzazione e la custodia di un fondo bibliotecario.
“Oh bei giorni ottobrali di Francavilla, quando il culto dell’arte ci univa! Quella povera casa solitaria, in mezzo alla immensità dei litorali, era il nostro tempio: per le stanze un grande alito di salsedine spirava, ci ventava in faccia l’odore degli scogli, ci infiltrava nel sangue un’aspra freschezza di salute…Oh bei giorni di Francavilla! Che sciupio felice di giovinezza, di forze, di amore, di sangue, di vino! Che felice copia d’ingegno sparsa nelle tele, nella creta, nelle strofe, nelle canzoni! Paolo Tosti allora cantava: una scaturigine vergine di melodia gli surgeva dal cuore pullulando e zampillando naturalmente. Tra i suoi accordi i ritornelli delle cantilene languivano come in eco, nella sua romanza infondevano come una tristezza indefinibile di nostalgia. Per la casa le onde fresche del suono talvolta si spargevano all’improvviso propagando un fremito: noi stavamo in ascolto, levato il capo dal lavoro… Così la vita era in fiore … Prodigavo colori e odori e fulgori con una pazza ingenuità di fanciullo. Di tratto in tratto la faccia olivastra e sonnacchiosa di Paolo De Cecco si chinava su le mie carte e un fine sorriso animava quegli occhi…. Era il terzo Paolo, una figura d’arabo ubriaco di sogni di tabacco e di amori… e dalle corde metalliche del mandolino suscitava la dolce tristezza umana delle note di Schubert. Accanto a me Costantino Barbella plasmava la divina creta, canticchiando. Ai tocchi fini della stecca e del pollice le forme feminee balzavano fuora con una viva freschezza di gioventù, con una movenza balda di vita. In torno nella nitidezza del bronzo, arridevano i suoi idilli maggiaioli. Si viveva così obliosamente. La sera, mentre il plenilunio ottobrale saliva alla marina, i nostri cori risuonavano nella tranquillità degli oliveti, sotto l’incerto biancicare argentino dei rami. Erano le canzoni della patria. Dalle lontananze altri cori giungevano sul vento: nelle aie le villane cantavano, scartocciando le pannocchie di granturco, alla faccia lunare.”
Gabriele d’Annunzio